L’Arcadia in Brenta, Modena, eredi di Bartolomeo Soliani, 1764

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 FABRIZIO, poi LAURA
 
 FABRIZIO
 Oimè! Dove m’ascondo?
1070Oimè, che sono andato in precipizio.
 Povera Arcadia! Povero Fabrizio!
 È finito il denaro;
 è venduto il vendibile. Ogni cosa
 alfin s’è terminata il giorno d’ieri
1075e non v’è da mangiar pei forastieri.
 Oh sorte! Oh cielo! Oh fato!
 Io non so che mi far; son disperato.
 LAURA
 Signor Fabrizio d’ogni grazia adorno,
 io gli auguro buongiorno.
 FABRIZIO
1080Grazie a vussignoria.
 LAURA
 Che mai ha, che mi pare
 alterato un tantin.
 FABRIZIO
                                    Mi duole il capo.
 LAURA
 Me ne dispiace. Anch’io
 mi sento nello stomaco aggravata;
1085beverei volontier la cioccolata.
 FABRIZIO
 (La solita campana).
 LAURA
                                        Vuol far grazia
 d’ordinarla in cucina?
 FABRIZIO
 (Certo tu non la bevi stamattina).
 
 SCENA II
 
 Madama LINDORA e detti
 
 LINDORA
 Signor Fabrizio amabile e garbato,
1090ella sia il ben levato.
 FABRIZIO
                                        Ancora lei.
 LINDORA
 Supplicarla vorrei
 ordinar mi sia data
 la mia colazioncina praticata.
 FABRIZIO
 E in che consiste la sua colazione?
 LINDORA
1095Per esempio un piccione,
 due quaglie, una pernice, un francolino
 e una mezza bottiglia di buon vino.
 FABRIZIO
 Mia cara madamina,
 io vi posso esibir la polentina.
 LINDORA
1100Sentite, tante e tante
 che fan le schizzignose come me
 mangian la polentina se ve n’è.
 
 SCENA III
 
 Il CONTE e detti
 
 CONTE
 Nostro eroe, nostro nume, (A Fabrizio)
 giacché nel principato
1105anco per questo dì fui confermato,
 impongo che si faccia
 una solenne strepitosa caccia.
 I cacciator son pronti,
 sono i cani ammaniti, altro non manca
1110che il generoso core
 d’ospite così degno
 supplisca dal suo canto al grande impegno.
 FABRIZIO
 Come sarebbe a dir?
 CONTE
                                         Poco e polito.
 Un sferico pasticcio,
1115due volatili alessi,
 un quadrupede arrosto,
 torta, latte, insalata e pochi frutti;
 e poi il di lei cor contenta tutti.
 FABRIZIO
 Ah, non vuol altro? Sì, sarà servito.
1120Stamane il desinar sarà compito.
 
 SCENA IV
 
 FORESTO e detti
 
 FORESTO
 Signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                 E ben, che c’è di nuovo?
 FORESTO
 È un’ora che vi cerco e non vi trovo.
 Dove diavolo è
 il rosoglio, il caffè?
1125Giacinto ne vorria, Rosanna il chiede
 e un cane che lo porti non si vede.
 FABRIZIO
 Oh cancaro! Mi spiace; presto, presto.
 Pancrazio, dove sei? (Viene il servo)
 Apri l’orecchio bene;
1130servi questi signor come conviene. (Parte col servo)
 
 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURA e FORESTO
 
 CONTE
 Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di buon core.
 LAURA
 Per le ninfe d’Arcadia è un buon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio,
 il povero Fabrizio è disperato,
1135egli s’è rovinato.
 Ordina di gran cose ma stamane
 non ha due soldi da comprarsi il pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
1140La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
 finché si trovin que’ che voglion spendere.
 LINDORA
 Ma il piccion vi sarà?
 FORESTO
                                          No certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Aimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
1145Ah, madama, madama,
 eccovi sampareglie,
 spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di canella soprafina.
 LINDORA
1150V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
 Deh, fatemi il piacer, contino mio,
 andatemi a pigliare
 della polvere d’oro,
 un cordiale di perle,
1155un elixir gemmato
 con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante
 pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Madama LINDORA, LAURA e FORESTO
 
 LAURA
 Eh, madamina mia,
1160so io che vi vorria
 perché ogni vostro mal fosse guarito.
 LINDORA
 E che mai vi vorrebbe?
 LAURA
                                             Un buon marito.
 
    Le fanciulle giovinette
 son soggette a certi mali.
1165Ma non hanno gli speziali
 la ricetta che vi vuol.
 
    Altro recipe richiede
 della giovine il difetto;
 un marito sdegnosetto
1170col rigor sanar la puol. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 FORESTO e madama LINDORA, poi il CONTE con uno speziale con vari medicamenti
 
 FORESTO
 Che ne dite, madama, la ricetta
 piacevi di Lauretta?
 LINDORA
                                        A dir il vero
 un marito geniale
 credo ancor io non mi farebbe male.
 FORESTO
1175Ma che vuol dir che spesso
 vi vengon svenimenti?
 LINDORA
                                            Io ve la dico
 appunto come sta. Finto ho svenire
 per obbligar il conte,
 che è tutto complimenti,
1180a bevere per me i medicamenti.
 FORESTO
 Siete brava da vero.
 LINDORA
                                       Io tale sono
 qual esser deve al mondo
 una donna di brio lieto e giocondo.
 FORESTO
 Eccolo ch’egli viene.
 LINDORA
                                       Andate, andate.
 FORESTO
1185Egli v’ama il meschino e lo beffate?
 LINDORA
 Io fo così; sian belli o siano brutti,
 per prendermi piacer li burlo tutti.
 CONTE
 Eccovi lo spezial, signora mia,
 ed ha mezza con lui la spezieria.
 LINDORA
1190Il cordiale? (Al conte)
 CONTE
                         Ecco il cordiale. (A madama)
 LINDORA
 Mezzo voi, mezzo io.
 CONTE
                                        Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
 ricusar non si può.
 CONTE
 Dite ben, dite bene, io beverò. (Ne getta mezzo in un bicchiere e lo beve, poi dà il resto a Lindora)
 LINDORA
1195È gagliardo?
 CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
 Ne vo’ assaggiar un poco.
 Ah, no no, non lo voglio, è tutto foco.
 Datemi l’elixir.
 CONTE
                               Eccolo qui.
 LINDORA
 Bevetene voi prima in quel bicchiere.
 CONTE
1200Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere.
 CONTE
 Vi domando perdono.
 Vi servo, io bevo e cavalier io sono.
 LINDORA
 Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto.
 Mi ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
1205Dunque, quand’è così, non lo vogl’io.
 CONTE
 Ed io intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                              Oimè mi sento
 lo stomaco pesante.
 Ha portato il purgante?
 CONTE
                                              Sì, madama,
 è questo un solutivo
1210ch’è molto operativo;
 e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
 Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
 per lo stomaco mio.
1215Mezzo voi il beverete e mezzo io.
 CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
 Beverò, beverò, sì, madamina.
1220(Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa, no, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
 Conte, soffrite voi, che soffro anch’io.
 CONTE
 
1225   Sì, madama, soffrirò,
 ma mi sento un certo che...
 che vorrebbe tornar su.
 Ahi! Soffrir non posso più.
 Deh, ch’io vada permettete;
1230attendete, tornerò.
 
    No, vi dico, non vorrei...
 Se sentiste i dolor miei!
 Nol credete? Io tacerò.
 Voi volete? Io creperò. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
1235Povero conte! Al certo mi fa ridere.
 GIACINTO
 Madama, siete attesa.
 Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
 che per la bella Arcadia è già fallito.
1240Rosanna, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita;
 colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio
 e con noi condurremo anche Fabrizio.
 LINDORA
1245Oh, povero Fabroni!
 Me ne dispiace assai; ma non ci penso.
 Non vo’ prendermi affanno;
 s’egli è stato un bagian, sarà suo danno.
 
    Non voglio affanni al core,
1250non vo’ pensare a guai,
 non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
    Io son d’un certo umore
 che par che mesta sia
1255e pur malinconia
 dentro il mio cor non ho. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 GIACINTO, poi ROSANNA
 
 ROSANNA
 Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello,
 mandati avanti ho i servitori miei;
1260che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
 Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete,
 io farovvi padron e disporrete.
 GIACINTO
1265Io, Rosanna, perché?
 ROSANNA
                                         Perché se veri
 son quei detti di ieri...
 Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo
 e da voi sol la mia fortuna attendo. (Parte)
 
 SCENA X
 
 ROSANNA sola
 
 ROSANNA
1270Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 Per lui a poco a poco
 m’accese un dolce foco in seno amore;
 l’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
1275   Caro amor, tu che mi rendi
 una parte del mio core,
 deh, difendi, o caro amore,
 l’altra parte ancor di me. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 LINDORA e FABRIZIO
 
 LINDORA
 Oimè!
 FABRIZIO
                Ma cosa c’è?
 LINDORA
                                         La testa... Il petto...
1280Oimè non posso più.
 FABRIZIO
                                         Cosa vorreste?
 LINDORA
 Subito la carrozza.
 FABRIZIO
                                    La carrozza? (Sta pensando)
 LINDORA
 E ben?
 FABRIZIO
                 (Povero me! se in casa mia
 ormai non ho una sedia da sedere).
 LINDORA
 E tanto ho d’aspettar?
 FABRIZIO
                                           (Non c’è riparo). (Tra sé)
 LINDORA
1285Che villano trattar!
 FABRIZIO
                                      Ma questa poi
 è troppa crudeltà. Son rovinato
 né si vuol tollerar... Che legge è questa?
 La rabbia mi divora,
 ardo, smanio, deliro
1290e sento, oimè, mancarmi anco il respiro.
 LINDORA
 
    Mio signor, non tanto foco;
 si contenti a poco a poco
 che si calmi il mio dolor.
 
 FABRIZIO
 
    Troppo caldo, o mia signora,
1295pensi ben che lei ancora
 innocente non ha ’l cor.
 
 LINDORA
 
    Vuol che a lei mi getti al piede?
 
 FABRIZIO
 
 Vuol che a lei chieda mercede?
 
 A DUE
 
 Nol consente il proprio onor.
 
 LINDORA
 
1300   Vada pur.
 
 FABRIZIO
 
                         La riverisco.
 
 LINDORA
 
 Non intendo.
 
 FABRIZIO
 
                           Non capisco.
 
 A DUE
 
 Di che pasta sia quel cor.
 
 LINDORA
 
    Il mio cor è troppo buono.
 
 FABRIZIO
 
 Troppo amante ancor io sono.
 
 LINDORA
 
1305Ah, crudel!
 
 FABRIZIO
 
                        Aimè, spietata!
 
 A DUE
 
 Io mi sento dal tormento
 palpitare in seno il cor.
 
 FABRIZIO
 
    Madamina.
 
 LINDORA
 
                            Fabrizino.
 
 FABRIZIO
 
 Poverina!
 
 LINDORA
 
                     Poverino!
 
 A DUE
 
1310Che v’ha fatto il dio d’amor?
 
 LINDORA
 
    M’ha ferito.
 
 FABRIZIO
 
                            M’ha piagato.
 
 LINDORA
 
 Qui nel seno.
 
 FABRIZIO
 
                           In questo lato.
 
 A DUE
 
 Oh, che pena! Oh, che dolor!
 
    Chi ci ha ferito
1315dunque ci sani;
 stringa le mani,
 stringaci il cor.
 
    Splenda d’amore
 la chiara face;
1320viva la pace,
 viva l’amor. (Partono)
 
 SCENA XII
 
 Luogo delizioso che termina al fiume Brenta, in cui è il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.
 
 FORESTO solo
 
 FORESTO
 Ora ho visto Fabrizio uscir di casa
 favellando tra sé. Che dirà mai?
 Ma già vien nel giardino; io mi nascondo
1325né sgomentar mi vo’, se caschi il mondo.
 
 SCENA ULTIMA
 
 FABRIZIO e FORESTO in disparte, poi ROSANNA, poi GIACINTO, poi madama LINDORA, poi LAURA e per ultimo il CONTE
 
 FABRIZIO
 No, non vo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
 d’andar in casa d’altri,
 dopo aver rovinata casa mia.
1330Vo’ fuggir la vergogna e scampar via. (S’incontra in Foresto)
 FORESTO
 Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio.
 Aspettatemi qui, che adesso torno. (Vuol andare da una parte e s’incontra in Rosanna)
 ROSANNA
 Cercato ho ogni contorno,
1335alfin v’ho ritrovato,
 signor Fabrizio amato;
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
 Con buona grazia di vussignoria. (Vuol andare da un altro lato e s’incontra in Giacinto)
 GIACINTO
 Fateci quest’onore,
1340venite da Rosanna a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pochino e son con voi. (Si volta da una parte e incontra madama Lindora)
 LINDORA
 Dove correte?
 FABRIZIO
                             (Oh bella!) (Vuol andare dall’altra e incontra Laura)
 LAURA
 Dove n’andate?
 FABRIZIO
                                (Oh buona!) (Vuol raggirarsi per un altro lato e incontra il conte)
 CONTE
 Voi siete prigionier, non vi movete.
 FABRIZIO
1345Che vi venga la rabbia a quanti siete.
 FORESTO
 O su, signor Fabrizio,
 permettete ch’io parli; ognuno sa
 che siete un galantuomo,
 che siete rovinato,
1350che non v’è più rimedio. Ognun vi prega
 che veniate con noi; se ricusate,
 superbia, e non virtù, voi dimostrate.
 ROSANNA
 Vi supplico.
 LINDORA
                         Vi prego.
 LAURA
                                            Vi scongiuro.
 CONTE
 Non siate con tre donne ingrato e duro.
 FABRIZIO
1355Orsù m’arrendo al generoso invito.
 Non è poca fortuna
 per un uom rovinato
 esiger compassion dal mondo ingrato.
 Per lo più quegl’istessi
1360ch’hanno mandato gli uomini in rovina
 li metton cogli scherni alla berlina.
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
1365ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 TUTTI
 
    L’Arcadia in Brenta
 è terminata
1370e la brigata
 via se ne va.
 
 FABRIZIO
 
    Andata fosse
 tre giorni fa.
 
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
1375venga con noi
 e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 Fine del dramma